Tor, la parte nera della Rete

Ultimamente ho letto diversi articoli sulla rapida diffusione di un mercato clandestino dedicato perlopiù agli stupefacenti, a cui si può accedere solo tramite il protocollo Tor.

Per chi non lo sapesse, Tor è un sistema sviluppato alcuni anni fa dalla Marina degli Stati Uniti per poter comunicare senza pericolo di essere rintracciati. Si è poi evoluto in un pacchetto software scaricabile sul sito Tor.
Una volta scaricato e configurato, si può usare il browser fornito per navigare senza paura di lasciare traccie nei siti visitati.

Esiste poi la possibilità di pubblicare pagine o interi siti accessibili esclusivamente tramite Tor, tra cui il marketplace della droga di cui sopra. Per arrivarci è sufficiente inserire l’indirizzo (una stringa alfanumerica che termina in .onion) e si aprirà la Silk Road, raffigurata sagaciemente con un beduino che conduce il suo cammello. tor silk road

Cercando un pò non è difficile trovare la directory principale di Tor, che indicizza siti e forum che trattano argomenti disparati, unificati però dal senso di onnipotenza che deriva dalla consapevolezza dell’anonimato.

Uno dei siti si intitola “Mercato nero”, raccoglie i tentativi più o meno maldestri di sedicenti esperti di questioni illegali di riuscire a vendere i propri servigi o prodotti: si va dal “servizio di pestaggi”, alla vendita di droghe e allucinogeni vari, ai consigli per truffe e truffette, smercio di sigarette di contrabbando e così via.

Girandoci un pò l’impressione che ne traggo è che il marcio non sia nella Rete, ma nella testa delle persone che l’abitano. Se si può capire ma non condividere il gesto di coloro che magari rubano o truffano per motivi di sopravvivenza, qui invece si tratta spesso di persone che cercano il mezzo breve per arricchirsi, senza guardare in faccia nessuno, e peraltro senza saper fare nulla.

La rete Tor non si può abbattere, nè ritengo sarebbe giusto farlo. Ho sempre preferito uno strumento di libertà in più usato malamente che un controllo totalitario da parte delle autorità per un non meglio precisato “bene comune superiore”. Quello che servirebbe è una società dove il sudore della fronte fosse considerato dieci volte più prezioso della stessa quantità di uno stronzissimo profumo reclamizzato con pubblicità incomprensibili.

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